Online il fascicolo 3/2024

Editoriale
Maurizio Rossini

Carenza di vitamina D, fratture da stress e recupero post-traumatico
Umberto Tarantino, Ida Cariati

Livelli circolanti di vitamina D e rischio di insorgenza di diabete mellito tipo 2: c’è un legame?
Giovanni Targher

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Editoriale di Maurizio Rossini – fascicolo 3/2024

Cari Lettori

in questo numero trovate un aggiornamento su alcuni effetti scheletrici ed extra-scheletrici della vitamina D.

Come sapete le cosiddette fratture da stress sono causate da carichi ripetuti e stress meccanici che superano la capacità di riparazione del tessuto osseo e sono comuni in particolare tra atleti, militari e individui che praticano attività fisica intensa. Ebbene i pazienti che vi incorrono presentano frequentemente carenza di vitamina D ed è d’altra parte noto che livelli adeguati di vitamina D accelerano la formazione del callo osseo e migliorano la qualità della rigenerazione ossea. Ciò sembra da attribuirsi a un duplice ruolo della vitamina D: quello immunomodulante nella prima fase marcatamente infiammatoria della “fracture healing” e quello sulla mineralizzazione.

Nel secondo articolo trovate invece un importante aggiornamento sul possibile ruolo della vitamina D nel ridurre il rischio di insorgenza di diabete tipo 2. Il razionale c’è da tempo: la vitamina D ha recettori intranucleari anche nelle beta cellule pancreatiche e potrebbe svolgere pertanto un ruolo nell’omeostasi glucidica. Studi osservazionali hanno effettivamente documentato un’associazione tra ipovitaminosi D e la presenza di diabete tipo 2, ma gli studi di intervento con la supplementazione di vitamina D hanno sino a ora riportato risultati contrastanti sul controllo glicemico e sulla resistenza insulinica in soggetti con prediabete. Inoltre pochi erano sino a ora gli studi nella popolazione generale e sul possibile ruolo di varianti genetiche del recettore della vitamina D. Da qui l’importanza di un recente grande studio prospettico di coorte che ha osservato una significativa associazione tra livelli circolanti di 25(OH)D superiori a 75 nmol/L e rischio ridotto di sviluppare diabete tipo 2 rispetto ai soggetti con livelli di 25(OH)D minori di 25 nmol/L, indipendentemente dalla condizione di prediabete e specie in presenza di alcuni polimorfismi genetici. Ciò è stato considerato nelle nuove linee guida sulla vitamina D dell’Endocrine Society che alla raccomandazione n. 10 suggerisce la supplementazione con vitamina D, in aggiunta alla correzione dello stile di vita, nei soggetti a elevato rischio di prediabete per ridurre il rischio di progressione a diabete tipo 2.

Le stesse nuove linee guida raccomandano per la prima volta la supplementazione dei bambini e degli adolescenti fino a 18 anni non solo per prevenire il rachitismo ma anche per ridurre il rischio di infezioni del tratto respiratorio, riconoscendo un beneficio specifico extra-scheletrico alla vitamina D.

Un altro importante e originale riconoscimento di un beneficio extra-scheletrico da parte delle stesse linee guida è rappresentato dalla sesta raccomandazione che consiglia la supplementazione con vitamina D di tutti i soggetti con oltre 75 anni di età vista la possibilità di ridurre il rischio di mortalità. Ciò mi fa ricordare la segnalazione che avevo fatto all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in veste allora di Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) in relazione alla nota 96: facevo notare che la nota trascura gli anziani non prevedendo per loro, indipendentemente dalla determinazione della 25(OH)D, la supplementazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale, nonostante siano comprensibilmente e notoriamente a rischio di cronica carenza. Tra gli effetti della nota 96 sulla prescrizione di vitamina D, come riportato successivamente dalla stessa AIFA, vi è stata in effetti una riduzione nell’uso di vitamina D anche negli anziani, fatto questo che ritengo preoccupante e non espressione di migliorata appropriatezza d’uso. La nuova raccomandazione contenuta nelle recenti linee guida sulla supplementazione con vitamina D di tutti gli anziani mi fa anche ricordare il Progetto avviato in Regione Veneto 20 anni fa, che prevedeva la supplementazione con vitamina D in tutta la popolazione anziana, in particolare nei mesi invernali.

Cosa ne pensate?

Buona lettura