La vitamina D in oncologia

Sara Gandini

Responsabile di gruppo, Dipartimento di Oncologia Sperimentale, Istituto Europeo di Oncologia IRCCS, Milano

DOI 10.30455/2611-2876-2019-08

Studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che il metabolita della vitamina D fisiologicamente attivo (1,25(OH)D o calcitriolo), il quale esercita la sua azione tramite il recettore della vitamina D (VDR), ha effetti antiproliferativi in vari tipi di cellule, si è scoperto che regola l’espressione dei geni correlati con la tumorigenesi, ed è un mediatore nell’inibizione della crescita cellulare, dell’adesione, della migrazione cellulare, delle metastasi e dell’angiogenesi. Inoltre, numerosi studi epidemiologici hanno mostrato un’associazione inversa con l’incidence di alcuni tumori e l’incremento di 25-idrossicolecalciferolo (25(OH)D). Tuttavia, gli studi osservazionali sono inficiati dal rischio di causalità inversa, mentre gli studi interventistici non hanno confermato tali associazioni. Discrepanze con le sperimentazioni cliniche randomizzate (RCT) suggeriscono che un basso 25(OH)D potrebbe essere semplicemente un indicatore di un peggioramento della salute. I processi infiammatori coinvolti nell’evento patologico e il decorso clinico ridurrebbero il 25(OH)D, il che spiegherebbe perché un basso livello di vitamina D (misurato attraverso il 25OHD) viene rilevato in un vasto gruppo di disturbi. 

Risultati più convincenti sono stati ottenuti relativamente alla mortalità: infatti, la dimostrazione proviene non solo da studi basati sull’osservazione ma anche da sperimentazioni cliniche. Una meta-analisi di studi osservazionali ha mostrato una relazione non lineare del rischio complessivo di mortalità e il 25(OH)D in circolo, con concentrazioni ottimali intorno a 30-35 ng/ml. Una meta-analisi di sperimentazioni cliniche randomizzate in soggetti sani ha mostrato che dosi ordinarie di integratori di vitamina D sono associate a una significativa diminuzione della mortalità complessiva per l’integrazione di vitamina D3, mentre non è stata rilevata nessuna associazione con la vitamina D2. 

Studi recenti suggeriscono di indagare il legame tra vitamina D, sopravvivenza al cancro e mortalità, individuando in questo tema una delle aree di ricerca più promettenti.

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