La complessa (e sconosciuta) interazione tra vitamina D e microbiota intestinale

Giorgio Carlino 1, Rachele Ciccocioppo 2

1 Unità di Endoscopia Digestiva Chirurgica, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, Roma; 2 Unità Operativa di Gastroenterologia, Dipartimento di Medicina, AOUI Policlinico “G.B. Rossi”, Università degli Studi di Verona

DOI 10.30455/2611-2876-2022-7

Nei Paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo stiamo assistendo a un critico aumento delle malattie infiammatorie croniche che hanno diversi organi come bersaglio e colpiscono soprattutto la popolazione in età produttiva. È implicito, quindi, che fattori ambientali quali la modalità del parto e dell’allattamento, l’alimentazione, l’inquinamento, gli additivi, i farmaci, il fumo, per citarne alcuni, giocano un ruolo importante sia nel determinismo che nel mantenimento del danno d’organo. La principale via attraverso cui tali fattori esplicano la loro azione è il microbiota intestinale, un complesso e cangiante ecosistema vivente che alberga nel tubo digerente e che svolge funzioni fondamentali per l’omeostasi non solo intestinale, ma dell’intero organismo umano. Parallelamente, negli ultimi anni, stanno emergendo gli effetti extra-scheletrici della vitamina D, soprattutto quelli coinvolti nel mantenimento della tolleranza immunologica e della barriera intestinale. Inoltre, gran parte della vitamina D circolante deriva dalla dieta e quindi deve essere assorbita a livello intestinale. Appare plausibile, pertanto, l’ipotesi di un’interazione tra vitamina D e microbiota intestinale, soprattutto in caso di alterazioni qualitative/quantitative di quest’ultimo, nonché dei possibili effetti della supplementazione di vitamina D sulla composizione del microbiota stesso. Questi i temi sviluppati nel presente articolo.

 

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