INTRODUZIONE
La regolazione della omeostasi calcio-fosforo e il controllo del metabolismo minerale scheletrico sono tradizionalmente riconosciute tra le funzioni principali della vitamina D, classicamente definite “effetti scheletrici” 1-3. Regolando l’omeostasi del calcio, la vitamina D gioca indirettamente un ruolo fondamentale anche nella regolazione di molteplici funzioni metaboliche, cellulari e neuro-muscolari, correlate direttamente ai livelli sierici di calcio.
Sebbene il riconoscimento di funzioni e di benefici “extra-scheletrici” della vitamina D risalga a più di un secolo fa – quando, per esempio, l’olio di fegato di merluzzo era impiegato per il trattamento della tubercolosi –, solo nel corso degli ultimi trent’anni sono state definite approfonditamente le funzioni della vitamina D nella omeostasi/metabolismo di numerosi tessuti e organi, che nel complesso appunto vengono qualificate come effetti “extra-scheletrici” 1-4. Solo a titolo semplificativo (e non esaustivo), la vitamina D sembrerebbe avere un effetto sulla proliferazione e differenziazione cellulare, sul sistema cardiocircolatorio, sul sistema nervoso centrale e periferico e un effetto modulatore sul sistema immunitario 1-4.
Le evidenze sui benefici extra-scheletrici della vitamina D si basano essenzialmente sui dati derivanti da modelli animali, sulle osservazioni dei numerosi studi epidemiologici e in ultima istanza, in maniera relativamente minore, sui risultati degli studi randomizzati e controllati (RCTs). Complessivamente, evidenze sostanziali supportano l’esistenza di una correlazione tra il mantenimento di valori appropriati di 25-idrossivitamina D sierica [25(OH)D] e la minore incidenza e severità di alcune patologie acute e croniche 4-6.
Tra le malattie non trasmissibili, le malattie reumatologiche infiammatorie e autoimmunitarie (IRDs) sembrerebbero quelle maggiormente correlate e più fortemente influenzate dai livelli di 25(OH)D, come emerge da una recente metanalisi che ha analizzato l’impatto dello stato vitaminico D sul rischio di sviluppare cinque tipologie/categorie diverse di malattie non trasmissibili: IRDs, diabete, ipertensione, osteoporosi e disturbi psichiatrici 7. Livelli di 25(OH)D appropriati sarebbero in grado di ridurre il rischio di IRDs, disturbi psichiatrici e diabete rispettivamente del 40%, 35% e 30% (Fig. 1).
L’obiettivo di questa revisione narrativa è quello di descrivere la relazione esistente tra la vitamina D e alcune IRDs e di riassumere le evidenze relative ai benefici della supplementazione con colecalciferolo nelle IRDs stesse.