Colecalciferolo o calcifediolo? Una questione di narrazione!

Andrea Giusti 1, Dario Camellino 2, Giuseppina Tramontano 1, Giulia Botticella 2, Veronica Tomatis 2, Gerolamo Bianchi 1,2

1 SSD Malattie Reumatologiche e del Metabolismo Osseo, Dipartimento delle Specialità Mediche, ASL3, Genova; 2 S.C. Reumatologia, Dipartimento delle Specialità Mediche, ASL3, Genova

DOI 10.30455/2611-2876-2023-6

Nell’ultimo decennio, le strategie di prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D hanno fatto significativi passi avanti grazie ai trial clinici e agli studi di farmaco-cinetica, che hanno anche permesso di definire le proprietà farmacologiche del colecalciferolo e del calcifediolo. 

Sebbene il colecalciferolo e il calcifediolo siano spesso considerati e impiegati in modo paritetico nella pratica clinica, esistono numerose e significative differenze, tra loro, sia sul piano farmacologico sia sul piano clinico, di cui è necessario tenere conto nella scelta della strategia più appropriata per il trattamento/prevenzione della carenza di vitamina D, e per la prevenzione delle fratture da fragilità. 

In particolare, recentemente, è stato proposto l’uso del calcifediolo quale farmaco di prima scelta, alternativo al colecalciferolo, nel trattamento della carenza di vitamina D, in virtù della sia maggiore potenza e rapidità nel normalizzare la concentrazione della 25-idrossi-vitamina D sierica. Tuttavia, l’approfondita valutazione delle evidenze disponibili, e in particolare degli studi clinici randomizzati e controllati, conferma il primato del colecalciferolo nella prevenzione e nel trattamento della carenza di vitamina D e nella prevenzione primaria e secondaria delle fratture da fragilità nei soggetti osteoporotici in associazione con un farmaco anti-riassorbitivo o osteo-anabolico. Sulla base delle attuali evidenze, pertanto, l’uso del calcifediolo dovrebbe essere limitato a situazioni particolari, quali per esempio sindromi da malassorbimento, obesità di grado severo o insufficienza epatica.

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