L’osteoporosi, conseguente alla riduzione della qualità e/o della densità ossea, è una patologia metabolica osservabile in donne dopo la menopausa, così come in altre condizioni legate all’invecchiamento, a malattie infiammatorie o autoimmuni, all’uso prolungato di farmaci (ad es. glucocorticoidi, chemioterapici ecc.) o a deficit nutrizionali. Tale condizione comporta la diminuzione della resistenza scheletrica con aumento del rischio di fratture da fragilità, in costante aumento a livello globale tale da essere un importante problema per il sistema socio-sanitario.
Sulla base di queste problematiche si sta cercando di ottimizzare interventi terapeutici farmacologici e di stile di vita atti a prevenire le conseguenze di tale patologia. La vitamina D, nota per la sua capacità di favorire l’assorbimento intestinale del calcio e di regolare il metabolismo scheletrico, è stata estensivamente studiata anche per i suoi effetti sul sistema immunitario, cardiovascolare e muscolare. Tuttavia, nonostante la possibilità di sintesi endogena a livello cutaneo per l’esposizione alla luce solare, l’ipovitaminosi D è largamente diffusa in molte fasce della popolazione, in particolare tra gli anziani, nei quali si osserva una combinazione di ridotta sintesi cutanea, scarsa esposizione solare e insufficiente apporto alimentare. Tale carenza si associa a un aumentato rischio di osteoporosi, fratture, debolezza muscolare e iperparatiroidismo secondario.
Oltre alla vitamina D, anche per la vitamina K è stato evidenziato un ruolo importante nel mantenimento della salute dell’osso. In particolare, la forma K2 partecipa all’attivazione di proteine vitamina K-dipendenti, fondamentali sia per la regolazione della mineralizzazione ossea che per la prevenzione di calcificazioni vascolari.
In particolare, molteplici evidenze mostrano come vitamina D e vitamina K agiscano in modo sinergico contribuendo, con meccanismi complementari, all’equilibrio tra deposizione minerale ossea e inibizione della calcificazione ectopica. In questo contesto, uno stato subottimale di una delle due vitamine può compromettere l’efficacia dell’altra, evidenziando la possibilità di considerarne la contemporanea integrazione nella prevenzione e nel trattamento di patologie legate alla fragilità ossea e al rischio cardiovascolare.
Sulla base di queste premesse, il presente lavoro si propone di analizzare il ruolo della vitamina D e della vitamina K sulla salute dell’osso, approfondendone le fonti, il metabolismo e lo stato nutrizionale, con un focus particolare sulla loro interazione e sulle implicazioni cliniche di una loro eventuale integrazione combinata.